Emergenza coerenza
Sul ponte sventola bandiera bianca. No, non è un bianco di pace, ma il bianco della resa di fronte agli sbandierati ideali di pace, giustizia e solidarietà umana che l’ONG Emergency di Gino Strada da sempre ci sventola sotto il naso, a ricordarci di quanto siamo tristi e meschini noi, seduti in panciolle davanti alla Tv mentre là fuori c’è la guerra, quella vera. E nella rete strategica da conflitto stavolta ci è finito anche il patron di Emergency che, in attesa di chiarimenti sul caso Hanefi - il suo fidato collaboratore attualmente in stato di detenzione per volontà delle autorità afghane, a seguito del caso Mastrogiacomo – ha preso armi e bagagli, chiuso gli ospedali e le strutture sanitarie in loco, e se ne è tornato in Italia.
Un clamoroso gesto di protesta rivelativo del pressoché nullo rispetto e riconoscimento della sovranità afgana e di chi la esercita.
Di qui la prima obbligata riflessione: chi è stato allora finora, il referente in Afghanistan di Gino Strada e della sua associazione?
Di fronte al dietrofront di Strada, è ancora possibile pensare ad Emergency come ad una struttura davvero autonoma, indipendente, neutrale?
Tuttavia, si limitasse a questo l’incoerenza di Strada e dei suoi, la si potrebbe far rientrare forse nelle legittime (sebbene discutibili) scelte che, uomini votati ad una missione umanitaria decidono di fare dando al loro agire una direzione, pur rispettando i propri nobili scopi di origine.
Ma qui, siamo di fronte ad un uomo che, quasi come il predicatore buono, giusto e misericordioso nel deserto dell’insensibilità umana, da anni denuncia la guerra come un odioso gioco politico ed economico messo in atto dai potenti della Terra, le cui conseguenze brutali e devastanti ricadono unicamente sui deboli, sulla popolazione civile inerme, incolpevole, estranea, vittima e innocente. E sarà anche vero. Ma, vista la sua appassionata denuncia che lo ha portato alla scelta di prendersi cura degli innocenti, perché oggi non denuncia anche se stesso?
È forse oggi Gino Strada meno dei potenti della Terra, se può permettersi di ricattare un Paese, negandogli il suo apporto fondamentale, facendo ricadere le conseguenze delle sue scelte proprio su quegli stessi innocenti ai quali ha votato la sua esistenza?
Un clamoroso gesto di protesta rivelativo del pressoché nullo rispetto e riconoscimento della sovranità afgana e di chi la esercita.
Di qui la prima obbligata riflessione: chi è stato allora finora, il referente in Afghanistan di Gino Strada e della sua associazione?
Di fronte al dietrofront di Strada, è ancora possibile pensare ad Emergency come ad una struttura davvero autonoma, indipendente, neutrale?
Tuttavia, si limitasse a questo l’incoerenza di Strada e dei suoi, la si potrebbe far rientrare forse nelle legittime (sebbene discutibili) scelte che, uomini votati ad una missione umanitaria decidono di fare dando al loro agire una direzione, pur rispettando i propri nobili scopi di origine.
Ma qui, siamo di fronte ad un uomo che, quasi come il predicatore buono, giusto e misericordioso nel deserto dell’insensibilità umana, da anni denuncia la guerra come un odioso gioco politico ed economico messo in atto dai potenti della Terra, le cui conseguenze brutali e devastanti ricadono unicamente sui deboli, sulla popolazione civile inerme, incolpevole, estranea, vittima e innocente. E sarà anche vero. Ma, vista la sua appassionata denuncia che lo ha portato alla scelta di prendersi cura degli innocenti, perché oggi non denuncia anche se stesso?
È forse oggi Gino Strada meno dei potenti della Terra, se può permettersi di ricattare un Paese, negandogli il suo apporto fondamentale, facendo ricadere le conseguenze delle sue scelte proprio su quegli stessi innocenti ai quali ha votato la sua esistenza?
Per ascoltare in streaming Lorenzo Cremonesi del Corsera clicca qui
Labels: emergency, gino strada, ong, politica estera, società