Versus vs versus

Saturday, November 25, 2006

House M.D.

In principio fu Emergency Room a rivoluzionare il medical drama: sangue e sudore, fatica e meschinità piccole e grandi, riprese da carrello della spesa e primi piani da dilemma etico incombente. Oggi la nuova frontiera porta il nome del dottor Gregory House, medico diagnosta, anzi no, il più grande diagnosta di tutti i tempi, di stanza al Princeton Plainsboro Teaching Hospital, in New Jersey.

Il personaggio, nato dalla creatività di David Shore, è di quelli che vengono fuori dal cilindro e riescono una volta su cento: ed è un vero e proprio miracolo televisivo, un evento eccezionale se si pensa a quello che House è: brutto, sporco e cattivo, e per giunta storpio e dipendente dai farmaci. E tuttavia, viziato dal suo capo Cuddy, assecondato dall’amico e collega Wilson, tollerato pazientemente dai suoi assistenti Chase, Foreman e Cameron.


Insofferente alle regole, privo di qualsiasi etica medica ma non di moralità, è il contatto umano ciò che rifugge con ogni sua forza: cura la malattia, non il malato, che spesso non incontra mai, se non per pochi minuti, e del quale quasi sempre non conosce neppure il nome.

Il suo modo d’essere è il più doloroso e al tempo stesso il più efficace j’accuse alle fragilità e alle piccole miserie della condizione umana; fragilità, peccati e debolezze dai quali nemmeno lui è immune, e che tuttavia tenta di curare attraverso la maschera del medico, dello specialista in malattie infettive che annulla l’uomo e il suo intrinseco bisogno di socialità e relazioni.


Narcisista tanto da non preoccuparsi minimamente di bell’apparire, dottor House non è solo un moderno Sherlock Holmes dell’arte medica, ma anche una tanto feroce quanto sottile critica ad una realtà dell’immagine dove le persone credono di poter gestire gli accadimenti della vita così come si fa in General Hospital, la sua soap preferita.

Segnato dalla sofferenza, rifiuta l’amore e dubita dell’amicizia, tanto per non dover sentir mai la necessità di venir a compromessi con ciò che è e difficilmente può cambiare: un’esistenza marcata da una voluta solitudine la sua, ma vissuta a tu per tu con una razionalità cinica, strafottente, esibita e efficace.


Sa fustigare pubblicamente vizi e difetti di chi lo circonda, è sgarbato coi suoi pazienti ordinari quanto basta per far capire al telespettatore che questi, altri non sono che la personificazione del conformismo declinato nei suoi modi markettari e di tendenza: la pantomima delle visite in clinica sono una satira dei costumi contemporanei e House è un novello Marziale che con un solo preciso diretto mette knock out il telespettatore stesso, che si sente smarrito, perfin in imbarazzo a volte.


Al burbero medico bastano poche concise battute per mettere in discussione una vita intera: tutti i co-protagonisti vedono le loro certezze crollare di fronte alla logica spiazzante di un House che, nei dialoghi coi comprimari, trasforma il serial medico in un noir esistenziale: la felicità è un’illusione e, per essere felici davvero, è necessario non saperlo (così sosteneva Pessoa), e House ha il vantaggio di aver scelto l’infelicità come cifra caratteriale e caratteristica, per cui niente e nessuno può scalfire un’illusione che egli non ha.


Una volta stabilito che infelicità fa rima con realtà e fattane scelta di vita, il primario di medicina interna è al riparo, il mondo che si è cucito addosso gli casca a pennello, come le sue giacche. E il suo bastone è monito perenne, lo accompagna per fargli sentire il dolore anche quando il dolore non c’è, e lo fa sentire vivo (e, paradossalmente, dinamico) perché quel bastone è anche la leva sulla quale poggiare il mondo che ha plasmato e con la quale sollevarlo questo mondo.

House non lascia spazio ad alcuno che non sia se stesso, ogni relazione è impossibile perché comunicare è impossibile; comunicare è impossibile perché “tutti mentono”.

House lascia solo una speranza: “la verità comincia dalle bugie”.


Non la verità in sé, ma l’indagine, la ricerca della verità lo muove, lo appassiona e appassiona il telespettatore proiettandolo nel medesimo viaggio di House, dentro e fuori il corpo e l’animo umani, dove ci si maschera di bugie per occultare una verità che ha da svelarsi, se come House, si ha il coraggio di gettare la maschera. O di far tutt’uno con essa.

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3 Comments:

  • E io che pensavo fosse solo un telefilm!
    Lo guardo sempre, almeno quando calco il suolo patrio!
    Cheers

    By Blogger Aberdiniensis (alias Giovanni-D'oh), at 8:40 PM  

  • -House è come la faccia nuda che ti guarda di traverso dallo specchio al mattino: sei ispido, la barba ti rende torvo, non vorresti sputarti in faccia, solo per non dover poi pulire il vetro.
    -House è la piccola macchiolina infingarda e bastarda che trovi sul colletto della camicia, abbastanza piccola per non aver voglia di cambiarti, ma troppo grande per far finta che non ci sia.
    House è l'oscuro inganno che si cela dietro la più palese delle verità, quando per non dover fare i conti con essa, arriveresti pure fino a rinnegare te stesso.
    -House è la maldicenza di certe parole scomode..quelle che nessuno pronuncia sperando scompaiano.
    -House è la cattiveria, contro le buone intenzioni dipinte di viltà, di sorrisi densi d'ipocrisia, della signora anziana che va in chiesa e ,prima di entrare , insulta il marocchino che le chiede l'elemosina.
    -House è dolore non nascosto
    -House è amore malcorrisposto
    -House non è null'altro se non il lato
    bastardo
    nero
    della luna.

    By Blogger Unknown, at 8:53 PM  

  • ...House è anche un po' il valore del contenuto che domina sul contenitore.è brutto-ma dai non è vero è affascinante!!!- trasandato, barbuto e fisicamente invalido(cioè non è il Carter di ER personaggio bello e perfetto con una vita da telefilm ), per di più è acido e scontroso, poco etico assolutamente indipendente dai protocolli...ma perchè tutti gli danno retta??perchè uno come lui non c'è...e ci azzecca sempre.anzi dire che ci azzecca per un clinico è un insulto...sa sempre la risposta giusta, o comunque spiazza con i suoi procedimenti assolutamente razionali.ed è l'unico motivo forse per cui si ama un personaggio così..come se non avesse motivo di dimostrare agli altri quanto è loro indispensabile perchè i fatti parlano per lui...e secondo me fa riflettere su questo aspetto il finale:house ha recuperato la perfezione fisica ma l'intelletto vacilla...e questo non gli porta il benchè minimo vantaggio...chissà cosa succederà...poi esprimendo un giudizio pseudo-tecnico House secondo me è apprezzabilissimo da un punto di vista anche tecnico e clinico...è strabiliante forse il procedimento attraverso il quale Greg giunge allla diagnosi ma i casi non sono poi così assurdi...anzi...
    un abbraccio a tutti

    By Anonymous Anonymous, at 8:08 PM  

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