Versus vs versus

Thursday, December 07, 2006

Aiutare a vivere

La vicenda umana di Piergiorgio Welby ha assunto una straordinaria rilevanza mediatica, tanta quasi da essere decontestualizzata dalla situazione di dolore e sofferenza reali dell’individuo, per essere piuttosto strumentalizzata ai fini di una battaglia politica e civile(?!) ad opera dei radicali.
I radicali sono abili comunicatori e maestri di vittimismo: a parer loro conducono sempre battaglie civili e laicamente sacrosante, e sempre sono ostacolati da una società civile medievale e feudalistica, da una Chiesa Cattolica intollerante e talebana, da un sistema mediatico reazionario, fazioso e imbavagliante. Ma il caso Welby rileva l’esatto contrario, ovvero la grande forza comunicativa del movimento radicale che riesce (con la complicità dei media) a spacciare per maggioranza dell’opinione pubblica quella favorevole all’eutanasia, quando la realtà dei fatti è ben altra, e se non altro è quella di un’opinione pubblica che il problema non se lo era mai posto e si ritrova ora a fare i conti con un’informazione assai manipolata e orientata che non consente di fare una scelta di coscienza piena e consapevole.
E cioè.
I media compiono un’operazione scorretta quando giocano con l’emotività e i sentimenti dell’opinione pubblica: le immagini di sofferenza e dolore di Piergiorgio Welby che, afflitto da distrofia muscolare, attaccato ad un respiratore, immobile a letto, chiede di essere ucciso, inevitabilmente toccano le corde emotive dello spettatore, stringono il cuore che con un singulto fa sì che si dica: “uccidetelo, perché tanto quella non è vita”. Ma in questioni etiche così delicate, giocare sull’emotività è quanto di più scorretto e aberrante si possa fare, oltre che offendere pesantemente l’intelligenza dell’opinione pubblica. La visibilità mediatica data al caso Welby getta poi ombra su altri aspetti di medesime realtà che vengono tralasciati, se non appositamente occultati, perché ciò che ci si dovrebbe chiedere, una volta accertato che non è moralmente, né eticamente, né giuridicamente possibile aiutare qualcuno a morire, è questo: c’è qualcuno e chi è questo qualcuno e quanti sono eventualmente questi qualcuno che nelle medesime condizioni psico-fisiche ed esistenziali di Welby, anziché chiedermi di morire, chiede a me, società civile, Stato, istituzioni e quant’altro, di aiutarlo a vivere? A fronte di chi chiede di aiutarlo a morire, c’è chi chiede di aiutarlo a vivere? È una domanda scomoda da porsi, e forse è scomodo chiedere ai radicali (ma a qualsiasi altra formazione politica italiana): perché questa battaglia non ha uguale merito e dignità di essere condotta tanto quanto quella per l’eutanasia? Forse chi vuole vivere è meno degno di chi vuole morire? Per quale motivo? Forse perché aiutare a morire è di gran lunga più semplice ed economico che aiutare a vivere? Perché laddove si vuole teorizzare il diritto alla morte poco ci s’interessa di quello alla vita? Forse che chi accetta la propria vita segnata dal dolore e dalla sofferenza è meno coraggioso o degno di chi vuole darsi la morte? È una questione di coraggio, di stima, di soldi, di che?
Sono migliaia in Italia le persone affette da gravi malattie degenerative e le patologie senza cure che possano perseguire la guarigione, malattie che non coinvolgono solo il paziente, ma tutto il mondo che gravita attorno al paziente, in primo luogo la sua famiglia. E spesso, troppo spesso, queste persone e le loro famiglie vengono lasciate sole, nell’indifferenza generale, benché il loro desiderio non sia altro che quello di vivere dignitosamente quanto loro resta da vivere, in qualsiasi condizione si trovino, godere dell’affetto di chi li circonda. Ed è l’indifferenza che spesso li uccide, più del dolore, della sofferenza e della malattia stessa, perché l’indifferenza li uccide dentro e diventano quell’amico fragile del quale ci si occupa un’ora al mese e nulla più. Ecco che le immagini di dolore e sofferenza legate ad una richiesta di morire ci fanno dire sì alla morte, ma le stesse immagini, fossero legate ad una richiesta di aiuto a vivere, non ci farebbero dire forse sì alla vita, nonostante tutto?


Il paradosso del caso Welby: la richiesta incessante di procurargli la morte è diventata per Welby battaglia ostinata, credo personale, motivo per svegliarsi al mattino e affrontare ciò che lui considera l’avversario, lottare assieme ai suoi amici radicali e della Fondazione Luca Coscioni per qualcosa per cui pensa ne valga la pena. La richiesta di morte è diventata ragione di vita, senso di un senso di libertà umana che si annulla solo con la morte, ma che a volte, proprio nelle circostanze più coatte e disagiate, si acuisce nel suo esercizio mentale e nello spirito. Ed è già un buon motivo per tenere duro e continuare a vivere.


La foto è opera di: confusedvision

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24 Comments:

  • ho aspettato tanto prima di lasciare un commento. vi ho osservati negli altri post, e pensavo che non avesse senso lasciare un commento visto che le mie posizioni erano cosi' diverse. pero' qui non e' piu' una questione politica. non ti capisco Versus quando scrivi "una volta accertato che non è moralmente, né eticamente, né giuridicamente possibile aiutare qualcuno a morire". chi lo ha accertato? non e' di questo che si discute?
    perche' dici che il diritto di vivere non e' ugualmente considerato? l'eutanasia non impone assolutamente che tutti i malati debbano essere condotti alla morte. lascia la possibilita' di scegliere. e allo stesso modo in cui nel mio portafoglio e' conservata la dichiarazione di donazione degli organi vorrei poter conservare la mia decisione di non portare avanti la vita quando non e' piu' vita. dal mio punto di vista non e' stimare poco la vita, o dire che i malati hanno poca dignita'. al contrario. e' perche' amo follemente la vita che non vorrei vivere in certe condizioni. poi, credo che l'esperienza personale conti molto, non ti voglio raccontare i fatti miei, ma posso assicurarti che da anni vedo forme di "non vita", che uccidono la famiglia molto piu' della morte. e' facile parlare se non si hanno esperienze forti.
    non credo che welby si svegli ogni mattina con lo scopo di combattere, immagino che ogni mattina speri che sia l'ultima, o si domandi perche' non e' morto durante la notte.
    non credo che gli piacerebbe questo paradosso. e' di sofferenza che stiamo parlando.
    e la questione dei radicali mi sembra sterile. insomma anche terry schiavo e' stato un caso mediatico. e' logico che l'opinione pubblica venga scossa. la rivoluzione della medicina ha creato anche tanta sofferenza in piu'. si e' allungata la vita, si curano malanni un tempo incurabili, dilagano i disturbi senili. 50 anni fa non ne avremmo parlato, magari. ma ora il caso di welby, e come lui molti altri, e' realta'. vorrei solo che a lui venga a dato il diritto di scegliere, cosi' come a chiunque voglia vivere. per me non e' tanto filosofia o etica, quanto umanita'.

    By Blogger Maria, at 1:52 PM  

  • per maria: sbagli se credi che qui non ci sia posto per chi la pensa diversamente (diversamente da chi poi?): io ho creato questo spazio per dialogare soprattutto con chi non condivide le mie idee, non per compiacermi. quindi, benvenuta.

    risposte: se noi ci conoscessimo e io ti chiedessi di uccidermi tu lo faresti (...se mi conoscessi davvero forse sì...:-))? l'eutanasia è un omicidio, qualsiasi siano le condizioni particolari sotto (o per) le quali tale azione si commette, non ne cambiano la sostanza; quindi credo sia legittimo affermare che un omicidio, un'istigazione o un favoreggiamento di un suicidio siano perseguibili penalmente, moralmente inaccettabili, eticamente rilevanti come improponibili. ma se anche questo fosse un mio personale giudizio di valore, certo ad imputarmelo non può essere chi come te scrive "conservare la mia decisione di non portare avanti la vita quando non e' piu' vita", che è un tuo giudizio di valore sulla vita, non quello che la vita è nella sua realtà concreta. oltre ad essere un'affermazione contraddittoria, ma ne ho capito il senso comunque.

    "non ti voglio raccontare i fatti miei, ma posso assicurarti che da anni vedo forme di "non vita", che uccidono la famiglia molto piu' della morte. e' facile parlare se non si hanno esperienze forti."
    io non ti conosco, e pur essendo un giornalsta un po' impiccione e pettegole per deformazione professionale, non sono tanto indelicato da pretendere di conoscere le tue esperienze, ma il punto qui è: che cavolo ne sai tu di me per dire che per me è facile parlare senza aver avuto esperienze forti?! a meno che tu non abbia la sfera di cristallo, scusa, che ne sai? mi pare, il tuo, un attacco personale ingiustificato, ignorante (del contesto mio personale per il quale penso e scrivo certe cose), piuttosto indelicato e ricco di pregiudizi nei confronti di una persona che neppure conosci (ma che magari un po' ti infastidisce perchè leggendo ciò che scrive hai avuto modo di capire che non ama particolarmente quella parte politica che invece mi pare tu prediliga...ma magari mi sbaglio e i tuoi pregiudizi non hanno nulla a che vedere con la politica...).

    ad ogni modo, molto di ciò che ho scritto è volutamente provocatoriov e ha l'azzardata pretesa di far vedere la questione (che non si limita al caso welby, per l'appunto) sotto un'altra luce. ti batti tanto per il diritto di scegliere di welby, ma nemmeno una parola spendi per chi ha scelto di vivere in condizioni di sofferenza e dolore ma verso i quali nessuna autorità si competente si spreca per incoraggiarne la legittima scelta, nè alcun media mette in risalto l'atteggiamento di chi in coscienza decide di vivere "nonostante tutto".
    welby come ogni altro essere umano ha diritto alla sua scelta; purtroppo, è fisicamente incapace di metterla in atto: e non ha il diritto di chiedere ad alcuno che venga posta in atto.

    spero che tu decida di intervenire più spesso con le tue stimolanti osservazioni.
    ti saluto
    AV

    By Blogger Versus, at 4:40 PM  

  • "ma se anche questo fosse un mio personale giudizio di valore, certo ad imputarmelo non può essere chi come te scrive "conservare la mia decisione di non portare avanti la vita quando non e' piu' vita", che è un tuo giudizio di valore sulla vita, non quello che la vita è nella sua realtà concreta. oltre ad essere un'affermazione contraddittoria, ma ne ho capito il senso comunque.
    "mi pare, il tuo, un attacco personale ingiustificato, ignorante (del contesto mio personale per il quale penso e scrivo certe cose), piuttosto indelicato e ricco di pregiudizi nei confronti di una persona che neppure conosci (ma che magari un po' ti infastidisce perchè leggendo ciò che scrive hai avuto modo di capire che non ama particolarmente quella parte politica che invece mi pare tu prediliga...ma magari mi sbaglio e i tuoi pregiudizi non hanno nulla a che vedere con la politica...)."
    grazie, volevo solo dire che magari non tutti hanno la sfortuna di avere vissuto alcune cose che portano a vedere in un certo modo. non dicevo che tu non le hai, dicevo che in genere e' facile parlare, per chiunque, anche per me.onestamente non mi sembra il caso di continuare a scrivere. non ho pregiudizi, tu?
    tu fai il gioranlista io la diplomatica...e non ho preso bene il tuo commento. anzi, ci sono rimasta parecchio male. anche se mi ha dimostrato che le mie sensazioni di pelle non sbagliano molto..
    chiudo dicendo che per me non e' omicidio, ma sono sicura che per te lo sia.
    ah, bonny mi e' piaciuto il tuo commento, soprattutto la parte sulla crociata

    By Blogger Maria, at 4:58 PM  

  • "non ho pregiudizi, tu? [...]
    anche se mi ha dimostrato che le mie sensazioni di pelle non sbagliano molto.."

    cioè: hai i pregiudizi epidermici?!

    certo che ho pregiudizi, altrimenti sulla base di cosa giudicherei? chissà perchè si dà sempre una connotazione negativa alla parola pregiudizio che di per sè è neutra...
    cmq la mia reazione è stata provocatoria primo perchè nn sono diplomatico, secondo perchè un inciso come il tuo "e' facile parlare se non si hanno esperienze forti.", appare un po' offensivo, anche perchè sembra presupporre che tu possa parlare dall'alto di particolari esperienze e io invece mi faccia le seghe mentali senza sapere.
    ma se l'incidente diplomatico è chiarito, spero ci si possa virtualmente stringere la mano. quanto all'eutanasia che non è un omicidio, scusa ma tocca a te dammi la prova di quanto sostieni: fino a prova contraria, se stacco il respiratore ad uno che ne ha necessariamente bisogno per vivere, lo uccido. uccidere una persona tu come lo chiami?

    P.S. abbiamo siglato la pax spero! e nn avevo dubbi ti trovassi d'accordo con bonny, che è un caro amico, ma per inciso rispondo ad entrambi, a bonny per l'ennesima volta: se qualcuno trova affermazioni mie in quanto ho scritto, riconducibili a dei, santi, profeti, dogmi, sacralità varie, mi faccia un fischio....ci sono diversi motivi per trovare la forza di vivere, non per necessariamente solo la fede.
    ciao!
    AV

    By Blogger Versus, at 5:13 PM  

  • AVVISO: non so di preciso perchè ma per alcuni minuti (forse di più) il post è stato visualizzato male e con alcuni errori e paragrafi spostati. scusate il disagio.
    AV

    By Blogger Versus, at 5:27 PM  

  • bonny: carissimo, se sei curioso di sapere come funziona la morale cattolica, faresti bene a chiedere a don giuseppe, non a me. per quel che ne so le risposte alle tue domande sulla morale cattolica sono: si/si/no/si

    alle altre tre domande rispondo:
    non è un accanimento terapeutico/nn lo so, può essere se dio per definizione può tutto/ la scienza senz'altro lo ha condotto sino alla condizione di vita in cui si ritrova ora.
    ciao...
    AV

    P.S. cmq, parliamo del caso particolare di meno. io volevo solo mettere in evidenza alcuni punti ben precisi...e mi pare che qui nessuno li voglia cogliere finora.

    By Blogger Versus, at 5:41 PM  

  • Sono cattolico e anch'io considero l'eutanasia un omicidio. Sono poi d'accordo con Versus che occorrerebbe combattere per affermare e sostenere maggiormente il 'diritto alla vita'. Però, comincio anche a credere che colui che rifiuta le conseguenze di una gravissima disabilità ha ancora una scelta. Non si tratta di chiedere ad un terzo di ucciderlo. Perché coinvolgere altri? Si tratta invece di ... uccidersi.
    Se uno non crede in Dio, non ha dubbi morali e crede che dopo c'è il nulla. Può quindi rifiutare di ricevere trattamenti medici che prolungano la vita. E' questo il caso di Welby. Poteva scegliere di non essere tenuto in vita col respiratore artificiale. E invece...
    Se uno crede in Dio, può ugualmente decidere di farla finita. Ma deve assumersi le sue responsabilità. Una volta toltosi la vita, se la vedrà col Padre. Io penso che Dio ci lasci liberi di decidere. Lui si propone. Sta all'uomo accoglierLo. Se poi l'uomo non ce la fa a sopportare le prove che Dio gli invia, è sempre libero di gettare la spugna. Non so, ovviamente, quale possa essere la Sua reazione. Credo però che non rimarrà indifferente di fronte a chi prende in mano la propria storia e gli dice, Non ce l'ho fatta. Abbi pietà di me.

    Ciao

    By Blogger etendard, at 5:42 PM  

  • per hoka hey: sono perfettamente d'accordo con te sulla liceità del suicidio, un atto al quale io nn riesco ad opporre alcuna argometnazione che vada oltre i miei convincimenti personali. e poi, sul caso particolare di welby, hai colto in pieno il problema: il problema nasce quando è stato tracheostomizzato nonostante e contro la sua volontà ben precisa, messa per iscritto anche a quanto pare. allora esercitò il suo pieno diritto di rifutare le cure e NESSUNO aveva il diritto di opporsi alla sua libera scelta. oggi lui non può pretendere che la società porga rimedio all'errore con un errore di domani
    AV

    By Blogger Versus, at 5:48 PM  

  • Giusto per precisare qualche inesattezza (obbiettiva) e un altro parere contrario (il mio). Tu dici che l'opinione pubblica non è favorevole o sensibile al problema dell'eutanasia. Ma un sondaggio dell'Eurisko del 2006 indicava con molta chiarezza che il 69% degli italiani è favorevole a legalizzare l'eutanasia. Secondo l'Ispo anche per il 45% dei praticanti cattolici è lecito provvedervi. Questo per correttezza e senza volerti citare solo il sondaggio di Repubblica del 26 settemnbre di quest'anno per il quale le percentuali di favorevoli sarebbero quasi 'bulgare' (95%). Il caso Welby non tocca solo i tasti dell'emotività, ma anche scuote i fondamenti giuridici, quando si tratta di pazienti, come Welby appunto, che lucidamente chiedono di morire e che se potessero si suiciderebbero, ma non possono. Questi sono i casi che devono scuotere, ma non l'emotività, ma piuttosto la coscienza, a mio parere...Aiutare Welby e quelli che sono nella sua situazione NON deve spostare il problema dell'aiuto a coloro che soffrono: affermare questo è ribaltare furbescamente la questione. Si deve sia aiutare uno che gli altri ed una cosa non esclude l'altra. Interpretare il pensiero di Welby è comunque scorretto: la sua è senz'altro una battaglia politica, oltre che personale. Questo non esclude che le sue richieste siano lucide e chiare. E che non andare incontro a queste sia colpevole.

    By Anonymous Anonymous, at 8:24 PM  

  • Ciao Versus.
    Come Maria prima di me, anch'io non capisco perchè mettere in contrapposizione chi vuole vivere con chi vuole morire: sia dia vita a chi vuole vita e morte a chi vuole morte.
    Sembra, poi, che il discorso si sia spostato sul fatto che, sebbene una persona abbia il diritto di togliersi la vita, comunque non ha il diritto di imporre ad un'altra persona di togliergliela. Su questo sono d'accordo, ma non è un così grande ostacolo: basterebbe contemplare nella legge la possibilità di obiezione di coscienza da parte del medico curante. In alternativa si potrebbe stilare una lista per regione di medici disposti a staccare la spina, se il paziente lo richiede.

    Sul fatto che nessuno si dia da fare per i malati che invece vogliono vivere non sono affatto d'accordo: tempo fa ci fu un referendum per abolire una legge che vietava l'uso di cellule staminali prodotte in Italia per la ricerca scientifica, restringendo di fatto le possibilità di trovare una cura.
    Il referendum fallì per mancanza di quorum, ciononostante ci si provò.

    By Anonymous Anonymous, at 12:31 PM  

  • -Il discorso è già stato oggetto di dibattito su questo blog:in sintesi sono dell'idea della necessità di una legislazione sull'eutanasia, avevo già suggerito qualcosa di non lontano da quanto dice Francesco, consapevole che ci sono già "scelte" di questo tipo in capo a taluni dottori (in fin dei conti nell'aborto, anche se ci sono esigenze di contemperazione d'interessi, v'è sempre una mano "altrui" che fa cessare la vita a qualcun'altro).
    -Io non ho idea di come mi comporterei se fossi "al posto" di welby, mentre temo di sapere con certezza come mi comporterei se fossi "di fronte" a welby. Ma sulle dissertazioni circa l'onore che ci sarebbe nel dare la morte a qualcun'altro, io non ne vedo nemmeno l'ombra: non c'è affatto onore nel procurare la morte, anche a chi la desidera. E' solo questione di scaricare su se stessi la responsabilità del gesto e riuscire, nonostante tutto, a sopportarne il peso.

    By Blogger Unknown, at 5:00 PM  

  • per iniqua: intanto grazie per l'intervento.
    l'11 febbraio 2004, all'indomani dell'approvazione definitiva alla camera della legge 40, Miriam Mafai scriveva su la Repubblica in prima pagina: "Una norma che ignora il Paese reale". Facile intuirne i contenuti. Ancora oggi sono disponibili sul sito dell'Aduc sondaggi effettuati prima del referendum sulla legge 40, a sostegno della tesi che la legge 40 sarebbe stata una legge nella quale gli italiani non si riconoscevano per cultura, sensibilità, etc... mi pare che le cose siano andate diversamente(senza contare che gli istituti ai quali questi sondaggi vengono commissionati, più di una volta e nelle più disparate circostanze hanno dato prova del fatto che la matematica è un'opinione...): mi chiedo se l'inesattezza obbiettiva sia la mia, o magari quella di sondaggisti&giornalisti. se sono scorretto io, sono di certo in compagnia delle migliori firme del giornalismo italiano :-)

    al di là di questa querelle che è anche simpatica, tenevo però davvero a sottolineare che nn mi permetterei mai di interpretare il pensiero di Welby e ritengo la sua una richiesta lucida, chiara e consapevole. volevo solo rilevare come anche in una situazione così disperata (che porta Welby ad una richiesta così ferma e terribile) si possa trovare un motivo di lotta comune con gli amici, per qualcosa in cui si crede profondamente, come il diritto che egli rivendica, dando quindi senso alla propria esistenza e alla propria condizione che pure si vuole rifiutare per sofferenza, dolore e quant'altro. pur non condividendo affatto la sua battaglia, ciò non significa che l'uomo, Welby, non sia degno di stima e rispetto per questo.

    ti saluto e ti ringrazio tantissimo per le tue riflessioni, spero di aver risposto nel mio piccolo!

    per francesco e lama: del problema di una legge sull'eutanasia e del perchè sarei eventualmente contrario e del perchè non me la sento di equipararla alla legge sull'aborto (motivando razionalmente e con argomentazioni il mio no...almeno spero!)....dovrete aspettare un nuovo post, sorry!
    intanto grazie e se vi va continuate a seguire il dibattito
    ciao!
    AV

    By Blogger Versus, at 5:29 PM  

  • Direi che è un colossale errore paragonare una cosa complessa come il referendum sulla legge 40 (al quale molti non sono andati a votare per difficoltà a capirne i termini) con un sondaggio sull'eutanasia (che è concetto accessibile ai più).
    Comunque non mi hai risposto: continuo a pensare che sia scorretto associare le richieste di Welby alla problematica sull'assitenza corretta ai malati terminali, come se le due cose si escludessero: qualsiasi 'addetto ai lavori' lo sa perfettamente...Ma si continua a fare questo gioco sporco....

    By Anonymous Anonymous, at 9:34 PM  

  • Solo poche cose. Ma non posso non dirle.

    1) Maria è sempre la solita. Grande Versus, sono con te!

    2) Non sono un esperto di ste cose, come dissi già in passato, ma penso di essere un amante della vita, sì quello sì. E come un giorno disse la mia cara amica Oriana, la vita va amata, la vita è bella, anche quando è brutta. Non va bene toglierla: nè a sè stessi e tantomeno ad altri. Vale la pena di essere vissuta, fino in fondo. Certo è difficile da portare, ma non per questo va negata. Chi nega la vita in tutte le sue forme è sicuramente un amante della morte!

    3) Certo, è difficile, questo lo sappiamo tutti. Vorrei sottolineare questo punto.

    E disse Maria: “da anni vedo forme di "non vita", che uccidono la famiglia molto più della morte”. Parto da qui per tirare la mia piccola conclusione.

    Ora, io ho la fortuna di avere come amico Versus. E di questo ne vado assai fiero. Non so come mai ma la settimana scorsa ho deciso di assisterlo mentre prendeva parte ad un incontro che si è tenuto in Università Cattolica sul tema delle malattie e della qualità della vita. Mentre tutti prendevano appunti, io cercavo di seguire qualcosina, un po’ sperduto nei miei pensieri, un po’ assonnato... Tuttavia una cosa mi è rimasta impressa, detta alla fine del suo intervento da un medico che assiste coloro che sono in stato vegetativo. Ebbene, quelle parole mi hanno fatto venire la pelle d’oca.
    “Il desiderio di staccare la spina non è altro che il desiderio di porre fine alla propria sofferenza, mettere fine all’incapacità di sopportare tale propria sofferenza e all’incapacità di stare di fronte all’altro”.
    Ebbene, cara Maria, penso proprio che quelle forme che tu assurdamente chiami di “non-vita”, siano in realtà forme di vita, nè minori, nè maggiori della mia e della tua stessa vita (nella vita non c'è la logica del più e del meno). Il dramma sta proprio nel voler fare agli altri ciò che poi tornerebbe come comodo tornaconto su se stessi. Staccando la spina saremmo forse tutti più contenti. Sarebbe meno dura la vita. Meno problematica. Sarebbe tutto più facile. La famiglia che tu dici uccisa dalle forme di non vita è la famiglia stessa che chiama non vita quella che in realtà è vita. E sai perchè la chiama non vita? Perchè le fa comodo così. Perchè a chiamarla vita si sentirebbe in gioco maggiormente. Con più responsabilità. Non è la non vita che uccide la famiglia, ma la vita. Quel tipo di vita. Di vita. Quel modo, forse a noi ancora in parte misterioso, di darsi della vita. E la famiglia, cara Maria, non è uccisa, ma ferita: soffre, sente dolore. E reagisce. Si difende. Come forse è normale che faccia un animale quando si sente in pericolo, quando si sente attaccato. E stacca la spina. Perchè non sa che fare... anzi, lo sa fin troppo bene: non vuole soffrire, non ne è capace. E’ quasi imbarazzata di fronte a quella vita. E, forse, avete tutti paura a chiamare lo stato di quelle persone Vita!

    Viva la vita.

    Grazie Versus.

    Un caro saluto.

    Tuo per sempre, Paul.

    By Anonymous Anonymous, at 10:37 AM  

  • per paul: grazie paul. il "tuo per sempre" però è inquietante e ambiguo per chi nn sa che il tuo istrionico carattere prevede anche certi saluti poco convenzionali :-)
    ciao a te!

    per iniqua: credevo parlassimo di numeri e paese reale per stimare la validità dei sondaggi (per la verità poca...avrei potuto chiamare in causa quelli sulle ultime elezioni politiche, probabilmente mi avresti detto che ci azzecca...serviva solo per dire che per me spesso non fotografano il paese reale). legge 40 ed eutanasia sono due temi assai differenti, ma per certi versi il secondo non è meno complicato del primo poichè implica snodi etici che non sono di facile soluzione. certo, facendo finta che il problema etico non esista, tutto diventa più facile. oggi (come ieri sulla legge 40) i media dissimulano sistematicamente il problema etico con la pantomima della bagarre politica (che è molto più facile da far andare giù all'ora di cena, non servono molti neuroni per capirla e interpretarla...).

    sulla tua precisa domanda (scusa se nn ho risposto): le due cose nn si escludono, son d'accordo. io contesto i media e la mistificazione che gli è cmq connaturale: welby e il "suo caso" sono uno spicchio della realtà, non sono la realtà, eppure attraverso i media diventano caso esmplare attraverso il quale l'opinione pubblica pensa e riflette sulla realtà. questa poteva essere un'occasione per fare luce su un mondo che la maggioranza di questo paese (per fortuna e purtroppo) non conosce; tuttavia io non ho visto uno straccio di reportage, inchiesta, dossier e quant'altro potesse aiutare la gente a capire cosa c'è oltre il proprio giardino.
    la gente conosce un uomo di nome piergiorgio welby che chiede di morire perchè giudica le proprie condizioni di vita insopportabili: fino a che la gente non avrà modo di conoscere un uomo di nome Tizio che chiede di essere aiutato a vivere nonostante le sue condizioni, si sarà anche inconsapevolmente portati a pensare che tutta la realtà di quel mondo fatto di dolore e sofferenza inizi e finisca con welby.
    non chiedo la "par condicio", non sono così ingenuo e triste (perchè sarebbe una richiesta triste nella sua miseria). rilevo una situazione che si è data, tutto qui. son sicuro che gli sforzi degli operatori rimangono cmq tesi ad aiutare coloro che vivono particolari condizioni di vita e le loro famiglie: mi chiedo se non sia giusto che anche la sensibilità dell'opinione pubblica si indirizzi anche verso questi ultimi.

    di nuovo un saluto a te e a quanti animano questo dibattito
    ciao!
    AV

    By Blogger Versus, at 4:33 PM  

  • Un saluto a tutti. Poche cose, è già stato detto tanto.

    Mi sono già espresso sul tema, più o meno in linea con Versus.
    Un tema mi è caro, visto che mi ci confronto tutti i giorni: la posizione di chi nega la liceità dell'"eutanasia" (che fino a prova contraria è "dolce" solo per chi assiste, non per chi la vive) non è una posizione "cattolica". I cattolici concordano, ma si può essere contro l'eutanasia con un ragionamento "laicissimo".
    Non mi sento cattolico, se non per ambiente culturale, quindi non ragiono da cattolico perché cattolico. Se ragione come un cattolico è perchè capita di essere d'accordo.
    Il ragionamento è semplice: non si basa sul fatto che la vita sia "sacra", come se, cmq, dirlo fosse antiquato, demodé, troppo poco progressista. La vita di un paziente terminale, senza l'afflato di Paul nelle mie parole, va salvaguardata perché non possiamo uccidere un essere umano senza un motivo.
    E' ovvio che non considero la sofferenza un motivo valido. Lo può essere per il suicidio, contro cui non ho neanche remore morali. Ma l'eutanasia implica l'agire di terzi, e implica sempre un omicidio. Quindi non è possibile depenalizzarla.

    Niente primitiva "sacralità" della vite, quindi. Non mi pare cmq di avere una posizione non-moderna. Il problema oggi è l'eccessiva sottolineatura della "libertà" dell'individuo, come se fosse tutto lì, nel mero poter-fare e poter-non-fare. A voler essere cattivi, un paziente che chiede di essere ucciso non-può-fare, quindi non è neanche un uomo come gli altri. Mi pare che calcare solo sulla "libertà-di" porti a qualche contraddizione.

    Una provocazione. La vita di un paziente come Welby non è più solo la "sua" vita. Purtroppo per lui. E' in mano a medici e macchinari, quindi la sua sopravvivenza non è più un suo fatto strettamente personale. Quindi è lecito per noi parlarne, poter decidere (noi come stato, ovviamente), proprio sulla base di questa dimensione pubblica.
    Non si può chiedere sulla base di un desiderio del paziente di eccepire al rifiuto dell'omicidio. Quante altre eccezioni dovremmo fare? Non si possono accettare criteri per la vita, si è vivi fino a che batte il cuore, finoa che il cervello è attivo, né più né meno. Se si accettano criteri per un solo caso, di diritto se ne devono accettare altri in mille altri casi.
    Sarebbe più facile "staccare la spina": ma, lasciando satre le conseguenze pratiche, "di diritto", quante altre spine rischiamo di dover staccare?
    Cheers

    By Blogger Aberdiniensis (alias Giovanni-D'oh), at 8:37 PM  

  • Scusa, ma ribadisco che le tue argomentazioni sono pretestuose: cosa vuoi vedere? è ovvio che Welby è solo un caso fra mille, ma è paradigmatico: spesso noi medici (sono un 'addetta ai lavori...)ci troviamo a decidere in brillante solitudine su persone che non hanno più la possibilità di esprimersi: e lo facciamo assieme ai familiari, perchè in questo schifo di paese che abitiamo non si deve parlare di testamento biologico perchè sennò santa madre chiesa si arrabbia troppo. Ed ecco come migliaia di casi sono lasciati all'iniziativa dei medici: ed alla speranza che i familiari siano persone perbene (noi valutiamo comunque, ma come si può valutare su persone che spesso conosciamo per poche ore...). E questo ogni giorno viene fatto CENTINAIA DI VOLTE. Ma certo, è più comodo dire che il fenomeno non esiste....Ma cosa deve fare un medico di fronte ad un malato terminale che lucidamente chiede di terminare la sua vita e le sue sofferenze? Ma chi ti dice che prima non ci siano non uno, ma decine di tentativi di 'tenergli la mano'? Ma quando è evidente (come nel caso di Welby, ma ti assicuro che di casi come quello di Welby son piene le corsie degli ospedali) che la mano tenuta stretta non basta, cosa si deve fare? Continuare ad 'aiutare'? Queste sono sciocchezze populiste di chi la morte l'affronta per caso, e non per mestiere....Nessuno pretende di avere una 'scusa' per non aiutare più, anzi, gli sforzi della gran parte dei medici sono tesi ad alleviare, sempre e comunque. Ma per chi chiede, ci deve essere la possibilità di 'rispondere'. E negare questo è solo chiudere gli occhi e chiedere, ancora, al medico di assumersi responsabilità non sue....

    By Anonymous Anonymous, at 10:01 PM  

  • Molti hanno già scritto cose che condivido, e non starò a ripeterle. Due precisazioni : parli di strumentalizzazione del caso Welby, e la imputi ai radicali. Forse sì, forse no. Altrove però ho letto cose che me li hanno fatti sprizzare dalle mutande, con accuse allo stesso Welby di sfruttare il suo stato. Per quello che può contare suggerisco a questi signori, se ne sono capaci, di vergognarsi. Seconda cosa : su un punto mi sembri scorretto, e nemmeno poco. La vicenda Welby non ha *quasi* niente a che fare con quelle altrettanto tragiche dei malati che vogliono continuare a vivere, perché questi sono assistiti dal diritto nella loro scelta, mentre chi desidera porre fine alle proprie sofferenze ne è impedito dalla legge. Non tutti si è "eroi", purtoppo o per fortuna...senza contare che il giorno stesso della pubblicazione della lettera di Welby a Napolitano i giornali le affiancavano la storia di un malato in condizioni analoghe che al contrario chiedeva di poter vivere il più a lungo possibile.
    Vedo però che ti prendi la briga di provocare, e già che ci sono mi ci tuffo a pesce. Una robusta cena a base di peperoncino e il 3-2 di Treviso mi hanno alfine convinto che la vita è sacra e intoccabile, e che ci sono un po' di cose che le leggi di questo stato permettono e che andrebbero riviste. Perché fermarsi all'aborto? Se si fanno le cose, le si facciano bene! Propongo da questo spazio una sacrosanta battaglia per rendere illegale ogni forma di legittima difesa. Vediamo un po'. E ripensandoci, 'sta storia che discendiamo dalle scimmie non è che mi vada poi a genio...dico io, forse Mino Reitano sì, ma io preferisco di gran lunga essere stato creato a Sua immagine e somiglianza...:-P

    ciao
    Degio

    By Blogger Unknown, at 2:17 AM  

  • per iniqua: non ho bisogno di argomentazioni pretestuose; il mio no all'eutanasia l'ho già espresso chiaramente su questo blog in precedenza, non ho bisogno di pretesti ora. ho descritto un fenomeno mediatico: ciascuno ne può inferire ciò che vuole sulla base delle proprie convinzioni. io mi rifiuto di pensare la realtà UNICAMENTE sulla base della paradigmaticità del caso welby. se così fosse, tral'altro me ne fregherei anche di tutti quei problemi che tu hai esposto (non è così, ma non è neanche l'eutanasia ciò che rappresenta una soluzione).

    per degio: ma un po' per tutti, perchè certe accuse mi hanno anche un po' stufato...nn ho mai scritto che welby strumentalizza la sua condizione nè lo penso (quindi, se c'erano velate frecciatine, potevi evitare...).
    quello che io trovo enormemente scorretto è quanto siano pochi a sapere che IL LEGITTIMO DIRITTO DI WELBY è STATO VIOLATO QUANDO QUALCUNO, NONOSTANTE IL RIFIUTO DI OGNI TERAPIA CHE WELBY AVEVA ESPRESSO CONSAPEVOLMENTE E NEL SUO PIENO DIRITTO, HA AUTORIZZATO UGUALMENTE I MEDICI ALLA TRACHEOSTOMIA CHE PERMETTE LA VENTILAZIONE POLMONARE E LO TIENE ORA IN VITA.
    iniqua parla di testamento biologico (sul quale peraltro io sono d'accordo, nonostante tutti i suoi limiti) e ovviamente giù contro la chiesa, perchè se in italia nn si fa, è colpa della chiesa. qui siamo di fronte ad un caso dove nn si è stati in grado neppure di rispettare una semplicissima volontà (per amore, per affetto, etc...ecco perchè dico che giocare con l'emotività e i sentimenti in questi ambiti è sbagliato e pericoloso. POSSSIAMO DAVVERO DIRE ALLA LUCE DELLA SITUAZIONE OGGI, CHE QUELLA DECISIONE DI VIOLARE LE VOLONTA' DI WELBY ALLORA, DECISiONE DETTATA MAGARI DALL'AMORE, DALL'AFFETTO, ETC... SI SIA RIVELATA GIUSTA -PER LUI-?)
    io spero che il parlamento italiano prenda in considerazione una legge sul testamento biologico, quel che è certo è che per farlo bene ci vogliono più palle e sale in zucca di quante ce ne sono adesso a montecitorio.
    AV

    By Blogger Versus, at 10:52 AM  

  • ah, nonostante i toni polemici un po' duri (spesso mi si accusa...a ragione, di non modulare i toni), è implicito il grazie per la vostra partecipazione e il rispetto reciproco fra tutti (cavolo ci sono andato un po' pesante forse quindi era meglio esplicitare l'implicito!)
    :-)
    ciao
    AV

    By Blogger Versus, at 11:04 AM  

  • nessuna frecciatina, se ti voglio insultare lo faccio senza problemi :-) Le infamie che ho citato le ho lette e sentite su altri lidi, volevo esprimere solo il mio disprezzo verso 'sti sciacalli. Tu sollevi un problema, quello del silenzio mediatico sui malati e sulle loro difficoltà che senz'altro esiste, ma quello che continuo a dire io è che questo con la querelle-eutanasia c'entra poco o niente. Se vogliamo ampliare il discorso, l'assenza di informazioni su certi temi è un problema che sento particolarmente, e faccio un esempio. Il Natale di dieci anni fa nel mare di fronte a Portopalo si inabissò un barcone con circa trecento migranti, tutti morti. Lo si seppe anni dopo, grazie a pescatori dotati di un po' di pietà (cristiana?) e ad *un* giornalista di Repubblica che non si faceva i cazzi suoi. Non mi sembra il caso di aggiungere altro.

    ciao
    Degio

    By Blogger Unknown, at 3:08 PM  

  • Prendo atto che, oltre ad affermare il tuo no legittimo all'eutanasia, non sai formulare una sola ipotesi di lavoro inerente alla problematica del testamento biologico e dell'eutanasia. Come tutti coloro che sono contrari a qualcosa che non conoscono e che non sanno ascoltare....

    By Anonymous Anonymous, at 5:00 PM  

  • per iniqua: francamente, non credo che non saper ascoltare rientri nelle mie prerogative: fosse così non risponderei nemmeno a chi ha un'opinione differente dalla mia; e credo anche che chi commenta su queste pagine e che mi conosce personalmente, possa in tutta franchezza affermare che amo il dialogo con loro fino allo sfinimento.

    sulla conoscenza, qui tanti si proclamano conoscitori (e nn mi riferisco a te perchè so che sei un'addetta ai lavori e tanto di cappello per chi vive professionalmente certe situazioni) e altrettanti hanno evitato ACCURATAMENTE alcune questioni messe sul tappeto da me e dal lucido intervento di paul che per certi versi ha scavato ancor più a fondo.

    sul testamento biologico mi pronuncerò quando avrò in mano elementi tali da poter valutare con serenità e costruttivamente: per ora io ne ho presente i limiti, e nonostante io sia (come mi vuole benevolmente il mio amico bonny) UN TALEBANO CATTOLICO INTEGRALISTA OSCURANTISTA APOLEGETA CROCIATO TEDESCO, cerco il modo di conciliare tali limiti intrinseci con la necessità di affermare la giusta autonomia del paziente.
    quando mi ritroverò in mano una proposta propositiva e non solo decostruttiva, mi farò sentire.

    sull'eutanasia, non posso avere ipotesi di lavoro, essendo contrario. ma se vuoi (siccome di tanto in tanto ascolto anche voci che divergono dalla mia...) posso anche fare l'avvocato del diavolo e affermare che chi si batte a favore dell'eutanasia dovrebbe puntare più sulla legalizzazione che sulla depenalizzazione, per motivi di coerenza "etica" ma soprattutto giuridica e pragmatica (a mio modesto avviso).
    ma più di così, che devo fare???!
    :-)
    mi rimane che unirmi a voi...
    spero di tornare presto su questi argomenti perchè l'incontro virtuale con te è davvero stimolante...però basta con questa storia della conoscenza e non conoscenza perchè è supposta e non fondata e anche un po' ricattatoria! :-)
    ciao
    AV

    By Blogger Versus, at 5:56 PM  

  • "nonostante io sia (come mi vuole benevolmente il mio amico bonny) UN TALEBANO CATTOLICO INTEGRALISTA OSCURANTISTA APOLEGETA CROCIATO TEDESCO". Lo sapevo, sei davvero un parolaio e basta. Adesso ti spacci pure per tedesco...:-P

    ciao
    Degio

    By Anonymous Anonymous, at 9:27 PM  

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