Versus vs versus

Thursday, May 11, 2006

La poltrona sul Colle che scotta

Eleggere Giorgio Napolitano a capo delle Stato è stato come eleggervi Massimo D’Alema (un Ds doveva essere e un Ds è stato) con un paio di differenze però non di poco conto.
Giorgio Napolitano non ha con Silvio Berlusconi quel rapporto, per dir così, complice che c’è fra il presidente dei Ds e quello di Forza Italia, un sodalizio occulto nato ai tempi della Bicamerale che avrebbe tagliato fuori dai giochi gli alleati del Cavaliere, Fini e Casini, che non per niente infatti avrebbero votato Napolitano ma hanno preferito scheda bianca, scelta fatta non solo per adeguarsi alla linea intransigente di Forza Italia e Lega, ma soprattutto perché tra poco ci sono le elezioni amministrative: si può chiedere agli italiani di non votare centrosinistra e poi contribuire a far eleggere un post-comunista Presidente della Repubblica? Scheda bianca è stato il segnale della larga convergenza sul nome del senatore a vita, senza però perderci la faccia. Scheda bianca da parte del centrosinistra alle prime tre votazioni non è stato invece un modo per sondare le intenzioni dell’avversario politico, né un modo di non bruciare il candidato; era uno spiraglio ben ampio aperto a Massimo D’Alema. Se nel centrodestra non si fossero risolti per Napolitano, sarebbe stato imposto, con ogni probabilità, il presidente dei Ds: sono stati i “traditori” dell’Udc e le aperture benevole di An ad impedirlo.
La seconda differenza è che, al nome di D’Alema, qualcuno storceva il naso anche in casa dell’Unione: poca convinzione da parte dei centristi della Margherita e dai laicisti della Rosa nel Pugno (una strana accoppiata contro D’Alema…): il paradosso sta nel fatto che se D’Alema si fosse candidato, alla quarta votazione avremmo forse visto un consenso numerico più trasversale rispetto a quello (numerico) ottenuto da Giorgio Napolitano, votato in definitiva solo dai suoi. Chissà.
Giorgio Napolitano è l’undicesimo Presidente della Repubblica italiana; ricoprendo un incarico così, superpartes lo si diventa anche se non lo si è; il Presidente si ritroverà di fronte ad una situazione instabile, tesa, che si farà a tratti critica, e la speranza è che il suo lungo corso politico e la sua coerenza e onestà intellettuale gli permettano di gestire al meglio il suo settennato. La speranza è che si confermi come l’uomo che sa leggere i cambiamenti, poiché non saranno pochi in questa legislatura, ed anzi, sono già iniziati. Proprio a partire dalla sua elezione.

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3 Comments:

  • Caro Alessio, l'analisi è nitida, manca però una cosa, e mi stupisce. Il fatto della famigerata intervista. La vergogna di un segretario di partito che candida un esponente del suo stesso partito al Colle con tanto di programma politico. Una vergogna irresponsabile da parte del segretario del più grosso partito del centrosinistra. E' stato l'episodio più increscioso della vicenda.

    By Anonymous Anonymous, at 1:34 AM  

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