Versus vs versus

Wednesday, April 19, 2006

La fine dei furbetti

Lady Finanza sarà costretta a smetterne i panni. Noi, per la sua dignità, speriamo che la divisione dei beni le lasci di che vestirsi; per i nostri occhi, quale italo maschietto non si augurerebbe di vederla ridotta in mutande? (e qui ci fermiamo…) L’arresto di Stefano Ricucci non ha di per sé nulla di eclatante, è solo l’epilogo di una commedia cominciata la scorsa estate e che vedrà il suo seguito nelle aule giudiziarie.
L’immobiliarista – ex odontotecnico - di Zagarolo era davvero il più furbo: in pochi anni ha saputo leggere, interpretare ed usare a suo piacimento quei delicati ingranaggi che vanno a comporre una fitta rete che intreccia finanza, politica, costume e malcostume.
Ha interpretato fino in fondo il suo ruolo di parvenu ben sapendo che, solo calandosi nella parte che era stata a lui affidata, ne avrebbe potuto trarre massimo vantaggio.
Ha commesso un solo errore: si è creduto ancora più furbo di quanto già non fosse, e non ha capito quando era tempo di gettare la maschera e smettere di giocare, perché pochi oramai gli avrebbero retto il gioco, e ancora per poco. E d’altra parte, nessuno gli avrebbe affidato un ruolo diverso da quel che gli spettava.
Così, mentre topi e Falchi abbandonavano lo yacht, lui continuava a starne al timone impassibile, tronfio e sicuro, come il comandante del Titanic quella gelida notte.
Non sarà un’eventuale condanna di Stefano Ricucci ad indignarmi: truffatori ce ne sono tanti.
Mi indigna la particolare e morbosa attenzione che si è avuta in questi mesi a proposito dei modi e dello stile di vita di questo personaggio, onnipresente nelle cronache finanziarie, mondane e gossippare, che ne hanno fatto, inconsapevolmente o no, l’icona di un mondo irreale, glamour nella trivialità dell’ostentare.
Un mondo dove però il profumo dei fiori d’arancio non è bastato a coprire l’odore acre del denaro.
Un mondo fatto di furberie dove, per contrappasso, la furbizia non ha pagato.

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3 Comments:

  • Caro Alessio, non commento per ora, ma ti lascio un saluto e un in bocca al lupo. Ti seguirò.

    By Anonymous Anonymous, at 12:03 AM  

  • Se Mirko non cede alla tentazione di commentare, io non riesco a imitarlo...
    Mi soffermo su una frase di un post: "l'ormai vecchio argomento dell'antiberlusconismo. Vecchio per chi? Per Berlusconi? O per gli italiani che, in grande maggioranza, a destra e a sinistra, non l'hanno mai preso troppo sul serio quest'argomento?
    Ti saluto caramente

    By Anonymous Anonymous, at 9:15 AM  

  • Il Concordato, la libertà e Gramsci


    No, Antonio Gramsci, che Corrado Augias definisce «pensatore comunista» (La Repubblica, venerdì 7) non poteva, come comunista, capire che cos’è la libertà, perché non ne possedeva le categorie di pensiero. La prova? A proposito della solita «etica laica» Augias se la prende con il Concordato (un «tranello») servendosi della definizione che ne dava Gramsci. Eccola: «Il Concordato è il riconoscimento esplicito di una doppia sovranità in uno stesso territorio statale. Nel mondo moderno cosa significa la situazione creata in uno Stato dalle stipulazioni concordatarie? Significa il riconoscimento pubblico a una casta di cittadini di determinati privilegi politici. La forma non è più quella medievale, ma la sostanza è la stessa». Come si vede né un comunista (Gramsci) né un post-comunista (Augias) sono capaci di capire che il Concordato altro non è che la garanzia della libertà dei cittadini credenti di professare la loro fede senza doverla rinchiudere nel privato. Il Concordato appartiene, come genere, alla laicità dello Stato (riconoscimento dei diritti di tutti), anche se stipulato, a difesa dei diritti dei credenti, in un regime totalitario. Ma Gramsci non poteva accettarlo avendo come modello di Stato quello ateo sovietico, l’esatto contrario dello Stato laico. È vero: sentire i comunisti e i post-comunisti parlare di laicità fa sorridere.
    DOLORE "LAICO"
    L’ostilità e l’incomprensione nei confronti della religione, però, è equamente distribuita fra sinistra e destra e in materia di laicità i radicali non sono diversi dai discepoli di Marx. Sul Giornale (giovedì 6), Massimo Teodori recensisce il «grido di dolore» che il laicista doc Carlo Augusto Viano, storico della filosofia, ha lanciato in un suo libretto ("Laici in ginocchio") e ne cita l’affermazione più importante: «Le religioni sono le principali minacce per la vita degli uomini. Giustificano le divisioni, stimolano le guerre e reclutano combattenti». Viano, che da filosofo dovrebbe ragionare, non fa invece neanche una distinzione mentre Teodori spiega che «la cultura laica smaschera i tabù additati come valori religiosi». Salvo, però, a crearne altri antireligiosi. Per esempio definisce anche lui il Concordato «una mostruosità giuridica». E a proposito dei governi dc, scrive che l’alleanza che li sosteneva comprendeva i «partiti detti, abbastanza spregiativamente, "laici minori"». Non ha capito che quel «minori» si riferiva a «partiti» e non a «laici». Colpa del complesso di inferiorità che perseguita ovunque i radicali.
    PERICOLO DI VITA
    I «pericoli», però sono molti. Liberazione (giovedì 6) ha scoperto che «il movimento per la vita [è] un pericolo da non sottovalutare». Infatti è stato capace di coinvolgere nell’impegno per la vita anche «i cosiddetti "atei devoti" guidati da Giuliano Ferrara, Marcello Pera e Oriana Fallaci». Liberazione vede a rischio i suoi grandi ideali: aborto, provetta selvaggia ed eutanasia.
    PESCI DI PASQUA
    Sul Messaggero (prima pagina, giovedì 6) un esempio concreto di "laicità". Dice l’oroscopo di Branko: «Pesci, una nuova luce risplende nel vostro cielo e nella vostra vita: Venere è arrivata». Titolo: «Pesci, una grande Pasqua».

    By Anonymous Anonymous, at 5:02 PM  

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