Versus vs versus

Saturday, April 29, 2006

Alessandria News: barriere mentali

Fino a poco tempo fa, nella nostra attenta cittadina, porzioni di accesso ai marciapiedi sconnesse a causa dei lavori pubblici venivano segnalate da una grande scritta sull’asfalto, a vernice verde, che recava la cubitale scritta GRADINO.
Chi ha dato mandato a chi di agire con tanta solerzia, ma soprattutto perché?
Fra i disabili, chi è costretto ad una sedia a rotelle vede benissimo da sé un marciapiede sconnesso e conosce sulla propria pelle le difficoltà nell’accedervi; chi è non vedente, non usufruisce in modo alcuno della geniale trovata. A chi giova quindi?
Ma la perla di insensatezza alla nostra cittadina non è bastata.
Pochi giorni fa, Elio Balistreri, Presidente Provinciale dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi sul Lavoro, ha denunciato, con una lettera alla stampa, l’increscioso episodio accaduto sabato 22 Aprile all’interno della Fiera di San Giorgio.
La Nazionale Paraolimpica di Curling, in Fiera per una dimostrazione pubblica su quad adattati per disabili in carrozzella (manifestazione regolarmente in calendario), si è ritrovata con il problema di attraversare i padiglioni attraverso i sentieri di ghiaia, costringendo così la squadra a faticosi spostamenti.
Come se non bastasse, delle Autorità cittadine regolarmente invitate non era presente nessuno.
Presente il consigliere comunale Paolo Berta, non in rappresentanza del Comune, ma come Presidente dell’Associazione IDEA.
La Fiera avrà anche sorriso alla salute, ma di fronte a certi episodi, sulle nostre labbra non può che esserci un sorriso amaro, composto ma triste.
Per una buona notizia sul tema disabilità Vi rimando a Debates

Per la notizia di cronaca e la lettera del Presidente Provinciale dell’Anmil, la fonte è: Giornal.it (quotidiano on-line di Alessandria e Provincia)

Friday, April 28, 2006

Però è il terrorismo che ha paura

Dahab prima, Nassiriya poi. All’appello di Bin Laden il terrorismo risponde in pochi giorni. I diversi attentati che hanno avuto luogo in Medioriente e in Europa all’indomani dell’11 settembre, non hanno la stessa matrice materiale, hanno diverse rivendicazioni, trovano le loro spiegazioni in motivi puntuali e contingenti, hanno diverse modalità, ma tutti sono accomunati da due fattori: il potere destabilizzante e, soprattutto, il violento attacco che muovono nelle intenzioni non tanto a persone fisiche quanto a valori e modelli occidentali.
Il terrorismo rappresenta un gruppo di potere che sente minacciati l’influenza e il carisma dell’autorità che finora ha con successo esercitato nel mondo arabo.
Il rischio che la società occidentale arreca è quello che le masse arabe trovino meno allettante quell'impostazione mentale che fino ad oggi ha guidato le loro vite quotidiane.
Pensiamo agli immigrati in Occidente di seconda o terza generazione, i figli e i nipoti di chi ha lasciato i propri paesi d’origine per costruirsi una vita nuova in Europa, ad esempio. Spesso sono i padri a rimanere legati alle proprie origini, spesso si fa largo in loro l’idea del nostalgico ritorno; lo stesso per figli e nipoti accade sempre meno.
Pensiamo alle rivolte nelle banlieu parigine di qualche mese fa. Non erano giovani immigrati di origine araba che pretendevano di vedere tutelata una minoranza o avere luoghi di culto; non manifestavano contro la cultura francese o la legge contro il velo: erano cittadini francesi di origine araba che avevano la giusta pretesa di essere trattati come parigini, di godere degli stessi diritti dei loro concittadini. Parigini loro si sentono e sono a tutti gli effetti.
L’attentato a Dahab, come del resto i precedenti in Egitto, prende di mira non il turista occidentale persona fisica ma il consumismo, lo status-symbol, il turismo di massa, la speculazione, l’idea stessa di vacanza così come noi la viviamo.
L’attentato a Nassiriya, in un paese come l’Iraq dove la complessa situazione meriterebbe però un’analisi più approfondita, prende di mira l’ottimo lavoro fatto dai nostri militari grazie ai valori che hanno guidato e suoi quali si è costituita la missione Antica Babilonia.
È il male e il bene delle società occidentali che, coloro che si rappresentano per mezzo del terrorismo, temono, poiché la nostra weltanschauung si è già infiltrata con positivo riscontro in alcune frange della società musulmana. Ed è inutile aggiungere che risulta essere ben più allettante delle rigide restrizioni, a volte umanamente intollerabili, che l’integralismo musulmano comanda.

Wednesday, April 26, 2006

Liberi tutti

“Stronza”, “fascista”, “bastarda”, “Moratti al rogo”.
Così è stata accolto ieri da un gruppo di manifestanti, il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti a Milano, dove è candidato sindaco per la CdL, in occasione delle celebrazioni per l’anniversario della Liberazione.
Il ricordo che dovrebbe unire, è finito nuovamente per dividere, in un corteo dominato dalle bandiere dei partiti dell’Unione e della Cgil, dove ben pochi tricolori sventolavano.
Come se non bastasse, la Brigata Ebraica, che insieme a tutte le forze antifasciste ha dato il suo contributo alla liberazione del Paese, è stata presa di mira da un gruppo di teppisti che ha bruciato la bandiera d’Israele inneggiando all’Intifada.
Premesso che proprio grazie alla liberazione dal nazifascismo l’Italia è uno stato democratico dove il diritto alla protesta è legittimo, ciò non significa che questo diritto debba calpestare civiltà e buongusto.
È ora di smetterla di asservire valori universali ad ideologie politiche.
Se non ora, quando?
Non siamo forse una democrazia abbastanza matura da fissare libertà, pace e democrazia come valori universali condivisi e partecipabili?
Forse no.
Forse no, finché c’è qualcuno che si riempie la bocca di libertà, pace e democrazia per poi tingerle di un colore.
Forse no, finché chi si appropria della libertà, rispetta la propria e non quella degli altri.
Forse no, finché non si capisce o si fa finta di non capire che c’è una stagione per ogni battaglia e una battaglia per ogni stagione, e che le battaglie sono fra loro diverse e con diversi mezzi vanno combattute, e che oggi non si può accettare la violenza finanche quella verbale, soprattutto in circostanze del tutto inappropriate. Il 25 aprile 2006, non c’era nessuno in piazza da appendere per i piedi, ed è in occasioni come queste che l’antifascismo militante si rivela odioso e becero tanto quanto il fascismo.
Sproloquiare di libertà da uomini liberi, impedendo a taluni di parteciparvi, significa tradire lo spirito della Liberazione.
E se a questi signori osiamo chiedere tolleranza, sappiano che chiediamo loro molto meno di ciò che dovrebbero fare, perché libertà non è tolleranza, ma partecipazione.

Lo cantava qualcuno che di certo non votava centrodestra.

Monday, April 24, 2006

Preti da asporto

Nel week-end, sacerdoti polacchi prendono voli low cost da Cracovia o Varsavia e raggiungono Glasgow; venerdì e sabato stanno nei confessionali, dicono messa nelle chiese scozzesi e rientrano in patria subito dopo.
Tutto ciò a causa della crisi vocazionale che ha colpito la Chiesa Cattolica in Scozia.
Sono i religiosi dunque, i primi ad aver abbattuto sul serio le frontiere europee del lavoro: sono i pendolari della globalizzazione. E a questo nuovo “mercato” si adeguano, tant’ è che nei seminari polacchi già in molti si danno allo studio della lingua inglese, in vista di una prospettiva “lavorativa” a tempo pieno.
A fronte di una ripresa di interesse nei confronti della religione cattolica da parte dei laici (così secondo alcune recenti statistiche), comincia davvero ad essere preoccupante la crisi di vocazioni: in Germania le chiese vengono addirittura sconsacrate e vendute come immobili qualsiasi (per debiti ma anche per mancanza di sacerdoti).
Le cose non vanno meglio a casa nostra: sono molti i casi di parrocchie “scoperte” e di sacerdoti che suppliscono la mancanza di un titolare. Ad Albenga, per la tradizionale benedizione pasquale delle case, vista la mancanza di sacerdoti, sono stati i parrocchiani ad autobenedire la propria abitazione, muniti di ampolline di plastica riempite con acqua benedetta e con tanto di foglietto con formula di rito.
Se così stanno le cose, il miglior rimedio alla disoccupazione sembra essere la vocazione; almeno fino a quando i sacerdoti rimarranno al riparo dalla legge Biagi; potrebbe essere il contratto a progetto a fregarli: di questi tempi, figli della cultura del sospetto, ad alcuni risulta difficile credere alla beatitudine ultraterrena promessa senza almeno una qualche garanzia contrattuale.

Sunday, April 23, 2006

Il programma TV della settimana

Stasera su Raitre alle ore 21.30 ricomincia Report, probabilmente il migliore programma di inchieste giornalistiche degli ultimi anni.

Questo ciclo, costituito da sette inchieste in onda ogni domenica in prima serata, ha come filo conduttore il denaro.

La prima puntata tratterà dei finanziamenti pubblici all’editoria: “Lo stato finanzia l'editoria per circa 700 milioni di euro all'anno. A chi, come, e soprattutto a che titolo vengono spesi questi soldi?”

IL FINANZIAMENTO QUOTIDIANO di Bernardo Iovene

Assolutamente da non perdere.

Saturday, April 22, 2006

Alessandria News: siamo tutti mercenari

Lo scorso giovedì sera un gruppo di militanti di An e Azione Universitaria ha contestato la giornalista Giuliana Sgrena che in Alessandria è intervenuta presso l’associazione Cultura & Sviluppo dove ha parlato della guerra in Iraq e del suo rapimento, il cui epilogo fu, come tutti ricorderanno, la liberazione dell’ostaggio e la conseguente morte di Nicola Calipari in circostanze ancora non del tutto chiare.
Motivo della contestazione alla Sgrena è stato l’aver definito Fabrizio Quattrocchi (l’italiano rapito e giustiziato da terroristi iracheni) un mercenario.
La Sgrena ha replicato: “Per il vocabolario è tale chi lavora alle dipendenze altrui in cambio di un compenso in denaro”.
La signora Sgrena ha ragione: questa è la prima accezione della parola “mercenario” che è possibile riscontrare su un qualsiasi buon dizionario di lingua italiana.
Ma la signora Sgrena è una giornalista troppo abile e capace per non sapere che una parola, specie nella nostra bella lingua, non presenta quasi mai un significato univoco, che a seconda del contesto il significato varia all’interno di una vasta gamma di sfumature, che secondo l’uso corrente che di una parola si fa, questa può assumere diversi significati. Nella fattispecie del caso, la parola “mercenario” al giorno d’oggi ha usualmente carattere spregiativo; usarla significa veicolare un messaggio, un’idea: dobbiamo forse credere che la signora Sgrena si nasconde tra le pieghe di un dizionario perché non ha il coraggio delle sue idee? Non può essere, perché la signora Sgrena ha dato prova di coraggio nei tragici eventi che l’hanno vista vittima e testimone. Allora, non possiamo pensare ad altro che ad un errore. Perché se prendessimo per buona la definizione di mercenario data dalla signora Sgrena, allora tutti saremmo mercenari, tutti quelli che onestamente lavorano per guadagnarsi di che vivere. Tutti: impiegati, commessi, lavoratori non autonomi; e in fondo, anche i liberi professionisti, se consideriamo che i clienti sono in qualche modo datori di lavoro, o no?
Allora, signora Sgrena, lei ci sta ad essere definita mercenaria?
Il giornalista vede, racconta, interpreta.
Dobbiamo cominciare a pensare che lei vede con gli occhi del suo editore, racconta con la penna del suo editore e pensa con la testa del suo editore?
Non si sentirebbe lesa nella sua dignità professionale?

Per la notizia di cronaca la fonte è: La Stampa, 22 aprile 2006 (cronaca di Alessandria e Provincia)

Friday, April 21, 2006

Se un barile è troppo caro, accontentiamoci di un bicchiere!

Con il brent che si aggira a quota 74 dollari, c’è chi farebbe carte false per ritrovarsi una trivella nel giardino di casa intenta ad estrarre oro nero. Non è così a Gattinara, comune in provincia di Vercelli dove la popolazione locale si sta fieramente opponendo alla possibilità che la Northern Petroleum si metta a scavare nelle loro campagne in cerca del greggio; al di là delle preoccupazioni ambientaliste, il rischio maggiore è quello di mandare in malora le 6000 bottiglie all’anno di eccezionale vino che si produce da quelle parti, il Gattinara appunto.
Alla faccia del barile, là preferiscono il bicchiere: se le cose vanno male, beviamoci su!
Sulla sponda americana il vino non è di grande qualità, quindi anziché bere preferiscono parlare: il presidente degli Stati Uniti George W. Bush si è detto preoccupato per l’aumento del costo del greggio e ha assicurato che vigilerà su eventuali speculazioni.
L’affermazione è passata qui in Italia quasi inosservata, eppure spesso, e spesso giustamente, i nostri mass media si sono segnalati come cultori del sospetto: suona quantomeno divertente che Mr. President vigilerà sul prezzo del petrolio quando lui stesso e la sua famiglia vivono di petrolio da sempre.
E un po’ come se Silvio Berlusconi dicesse di voler diventare il Garante delle Telecomunicazioni e dell’Editoria.

La Casa Bianca, sui motivi del caro petrolio, ne trova la causa prima in una discrepanza tra domanda alta (aumenti notevoli di consumi si hanno in India e Cina) e offerta limitata (l’Opec si è dichiarata incapace di aumentare la produzione).
Nessun accenno invece alla tensione ormai aperta tra Washington e Teheran: l’Iran può contare su 4,3 milioni di barili al giorno; con 125 miliardi di riserve è secondo solo all’Arabia Saudita ed è del tutto intenzionato ad usare l’argomento come arma di ricatto.
È probabilmente questa la vera causa del rialzo del greggio e gli Stati Uniti ne sono consapevoli visto che da tempo pare stiano scrupolosamente centellinando le loro riserve in patria.
Quando i tempi saranno bui per tutti, là potranno accendere la luce.

Thursday, April 20, 2006

Bisogna saper perdere

Milan – Barcellona è una sfida dal sapore antico ed epico.
Martedì scorso, nella Scala del calcio moderno, le due blasonate squadre si sono incontrate, in una partita al di sotto delle aspettative, almeno quanto a spettacolo.
I blaugrana si sono imposti sui rossoneri.
Con una vittoria di misura, certo.
Senza esprimere quel bel gioco e imporre quella supremazia che tutti si aspettavano, d’accordo.
Con un mucchio di buone occasioni da gol sprecate dai padroni di casa, è evidente.
E allora?
Tanto di cappello ugualmente al club catalano.
E allora, signor Presidente (del Consiglio e del Milan), dopo vent’anni spesi (bene) alla guida della società rossonera, possibile che questa non gli abbia dato e insegnato proprio niente?
La coalizione di centrosinistra ha vinto; per una manciata di voti, con un risultato al di sotto delle aspettative, fallendo il referendum contro di lei, ma ha vinto, secondo le regole, democraticamente. Al centrosinistra onore e onere di governare il Paese.
La faccia questa telefonata a Romano Prodi, riconosca la sconfitta e si congratuli per la vittoria; e non lasci i suoi secondi imperversare in TV farneticando di brogli, ricorsi, conteggi e riconteggi e contenziosi.
Se Cavaliere è, meglio di noi saprà che nella vita ci vuole Stile.

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Wednesday, April 19, 2006

La fine dei furbetti

Lady Finanza sarà costretta a smetterne i panni. Noi, per la sua dignità, speriamo che la divisione dei beni le lasci di che vestirsi; per i nostri occhi, quale italo maschietto non si augurerebbe di vederla ridotta in mutande? (e qui ci fermiamo…) L’arresto di Stefano Ricucci non ha di per sé nulla di eclatante, è solo l’epilogo di una commedia cominciata la scorsa estate e che vedrà il suo seguito nelle aule giudiziarie.
L’immobiliarista – ex odontotecnico - di Zagarolo era davvero il più furbo: in pochi anni ha saputo leggere, interpretare ed usare a suo piacimento quei delicati ingranaggi che vanno a comporre una fitta rete che intreccia finanza, politica, costume e malcostume.
Ha interpretato fino in fondo il suo ruolo di parvenu ben sapendo che, solo calandosi nella parte che era stata a lui affidata, ne avrebbe potuto trarre massimo vantaggio.
Ha commesso un solo errore: si è creduto ancora più furbo di quanto già non fosse, e non ha capito quando era tempo di gettare la maschera e smettere di giocare, perché pochi oramai gli avrebbero retto il gioco, e ancora per poco. E d’altra parte, nessuno gli avrebbe affidato un ruolo diverso da quel che gli spettava.
Così, mentre topi e Falchi abbandonavano lo yacht, lui continuava a starne al timone impassibile, tronfio e sicuro, come il comandante del Titanic quella gelida notte.
Non sarà un’eventuale condanna di Stefano Ricucci ad indignarmi: truffatori ce ne sono tanti.
Mi indigna la particolare e morbosa attenzione che si è avuta in questi mesi a proposito dei modi e dello stile di vita di questo personaggio, onnipresente nelle cronache finanziarie, mondane e gossippare, che ne hanno fatto, inconsapevolmente o no, l’icona di un mondo irreale, glamour nella trivialità dell’ostentare.
Un mondo dove però il profumo dei fiori d’arancio non è bastato a coprire l’odore acre del denaro.
Un mondo fatto di furberie dove, per contrappasso, la furbizia non ha pagato.

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Tuesday, April 18, 2006

L'Italia che conta

La tensione dell'attesa passa quasi impercettibile, eppure il risultato elettorale si gioca ancora tutto in Cassazione.
La linea interpretativa della legge elettorale proposta dall'ex ministro leghista Calderoli non è affatto infondata, e un ribaltamento del risultato del 10 aprile, sebbene non auspicabile (vista la situazione già assai delicata) e decisamente improbabile, non è però impossibile.
É piuttosto legittimo chiedersi perchè l'anomalia di una lista presentata in un'unica circoscrizione non fu segnalata a tempo debito: a chi può aver giovato ciò?
Questo povero Bel Paese si trova ancora a fare i conti con i suoi paradossi: il paradosso di un responso elettorale dove chi vince perde e chi perde vince.
É questa l'ora affinchè la responsabilità e la maturità politica prendano il sopravvento sulla velenosa campagna elettorale appena trascorsa, che altro non ha fatto se non fare leva sull'ormai vecchio argomento dell'antiberlusconismo da una parte, e sulla spaccatura reale del Paese dall'altra.
C'è un clima nell'aria che è comune a tutti noi e da tutti condiviso: è un misto di delusione e insofferenza per chi "non è dei nostri".
Per il bene del Paese è innanzitutto necessario cambiare aria: un passo indietro da parte dei leader dei due schieramenti sarebbe certo d'aiuto.
Ma è la soluzione più realistica?

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Monday, April 17, 2006

Perché un blog? Prove tecniche di trasmissione...


Per dar voce alla mia voce.
Senza la pretesa mortificante di prestarsi e piegarsi alle idee di qualcun altro.
Per guardare la realtà, risalire contro corrente fino alla sua sorgente e cercare di vederla nuda.
Per scrivere tutto e il contrario di tutto, mordermi da solo la lingua e dimostrare che ingannevoli più di ogni altra cosa sono i giorni, così noiosamente uguali, così tremendamente diversi uno dopo l'altro...


 
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